Quando parlando con Ermanno, sono venuto a conoscenza
del fatto che aveva scritto un libro non sono rimasto sorpreso perché tante
altre volte aveva dimostrato la sua voglia di intraprendere azioni al di fuori
del suo normale schema di vita.
La sorpresa l’ho avuta fin dalla lettura delle prime
pagine del romanzo. Non ho la presunzione di poter giudicare, non sono un
critico letterario ma sono un lettore, e da lettore affermo che lo scritto corre
fluido e che da subito avrei voluto conoscere l’intera storia.
Vivendo in una città di mare, ho piena coscienza
dell’importanza che hanno le estati dei giovani studenti. Sono stagioni vissute
completamente, ventiquattro ore su ventiquattro ed ognuna di esse viene
ricordata con affetto.
Ma esistono alcune estati più importanti delle altre
e quella del passaggio dalle medie alle superiori è la capofila. Ecco, un merito
che do ad Ermanno è quello di avermi fatto tornare adolescente ed immerso nella
lettura del suo racconto, ho ripercorso con simpatia ma senza nostalgia, la mia
adolescenza.
L’estate è una stagione magica, tutto ha un sapore
diverso, sbocciano amori si consolidano o si interrompono amicizie, si fanno
cose che non è possibile fare nelle altre stagioni, insomma, si vivono
esperienze mai ripetitive e che rimangono nel cuore formando i caratteri; mai
come in estate i ragazzi sono veramente sé stessi.
Quella raccontata da Ermanno è una lunga parentesi
che si apre e si chiude con la fine e l’inizio della scuola. Emblematica in tal
senso è l’ultima pagina del libro che però non sto a raccontare perché
altrimenti……….non vale, e quindi, bando alle ciance, pronti e via alla lettura
in attesa di sapere da Ermanno…………….cosa accade da ottobre a
maggio.
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